"Regista, sceneggiatore e produttore francese. Appassionato di letteratura poliziesca fin dall’infanzia trascorsa nella provincia francese, ancora studente alla facoltà di lettere collabora ai «Cahiers du Cinéma» insieme a A. Bazin, J.-L. Godard, F. Truffaut e E. Rohmer con il quale, nel 1957, scrive a quattro mani un saggio su A. Hitchcock di cui entrambi sono entusiasti ammiratori. Nel 1958 sceneggia, dirige e produce (grazie a un’eredità ricevuta dalla moglie, l’attrice S. Audran) Le beau Serge (1959), intenso melodramma dalle atmosfere poliziesche, preciso e puntuale nella descrizione dell’ambiente sociale e ricco di notazioni psicologiche, che viene premiato al Festival di Locarno ed è spesso citato come capostipite della futura Nouvelle vague. Il successivo I cugini (1959) mostra ancora più marcatamente le influenze hitchcockiane e il talento del regista per il poliziesco che reinterpreta in una visione molto personale. Il buon successo di pubblico lo spinge poi a una serie di produzioni più costose e commerciali (tra gli altri, A doppia mandata, 1959; Landru, 1962; Le più belle truffe del mondo, 1963; Les Biches - Le cerbiatte, 1967) meno personali nello stile, che denotano comunque la sua grande abilità nella direzione degli attori (fra cui la moglie) e nella strutturazione del racconto. Perviene di nuovo a una notevole densità tematica e stilistica con Stephane, una moglie infedele (1968) e Ucciderò un uomo (1969). Con Il tagliagole (1968) inaugura una serie di sette film che si conclude con Sterminate «Gruppo zero» (1973) passando, fra gli altri, per Dieci incredibili giorni (1971) e L’amico di famiglia (1973). Legati dal tema comune di un’osservazione distaccata sulla morale nella vita contemporanea, preludono alla sua più piena maturità artistica, inaugurata con Violette Nozière (1978), che attraverso iterati e rapidi flashback tenta un’approfondita analisi della psicologia di un’inquieta e ribelle giovane parigina (I. Huppert, premio per la miglior interpretazione a Cannes) condannata per l’uccisione del patrigno da cui, forse, è stata ripetutamente violata. Seguono, fra gli altri, Un affare di donne (1988) e i raffinati Madame Bovary (1991, dal romanzo di G. Flaubert) e Grazie per la cioccolata (2000), noir molto personale dall’andamento cadenzato che, come sempre, si distingue per la fine analisi dei personaggi e dell’ambiente. Autore prolifico e coerente (in quasi 50 anni di carriera ha realizzato più di 50 film), finissimo conoscitore dei segreti della vita di provincia e dei fantasmi dell’animo umano, anche quando realizza film di routine garantisce sempre un eccellente standard professionale nell’articolazione del racconto e nella direzione degli attori: lo confermano anche le sue prove più mature come Il colore della menzogna (1998), giallo filosofico sul classico tema del trompe l’œil e sull’illusorietà delle apparenze, Il fiore del male (2003), sapida riflessione sul marcio che si annida nella famiglia borghese, e La damigella d’onore (2004), esercizio di humour nero sull’ineliminabile rapporto che lega l’amore e la morte. Il successivo La commedia del potere (2006) racconta, con gelido cinismo, le vicende di un procuratore che indaga su un caso di corruzione con implicazioni politiche, mentre in L’innocenza del peccato (2007) approfitta di un triangolo amoroso per ribadire le sue consuete critiche alla società contemporanea."